Differenze tra cannabis indica e sativa

Quante volte ti è successo di trovarti a una festa, fumare una canna e aver notato un effetto di pesantezza, che ti ha spinto a chiudere gli occhi e sederti sulla prima poltrona che trovavi? Magari avevi tutt’altra intenzione: provare un senso di allegria e leggerezza, con un viaggio più psichedelico e attivo. È per questo motivo che bisogna conoscere bene le differenze tra cannabis sativa e cannabis indica, in modo da poter scegliere in base all’effetto desiderato.
Le varietà indica e sativa hanno effetti ben diversi e molto caratteristici. Con i ceppi di carattere indica possiamo sentire un grande relax ed è come se il tempo si fermasse. Sono in grado di distendere il corpo e, contemporaneamente, possono provocare risate incontrollate davanti a situazioni alle quali, in condizioni di normalità, non daremmo alcuna importanza. Tutti coloro che l’hanno provato almeno una volta sanno di cosa stiamo parlando.
D’altro canto, le varietà sativa tendono a influire più sulla mente che sul corpo, con effetti più euforici e creativi. Per questo motivo, sono particolarmente indicate per attività sociali, creative o ludiche piuttosto che per quelle riflessive. Alcuni ceppi possono causare uno stato simile a quello prodotto dalle sostanze psichedeliche quali LSD o psilocibina, ma di durata e intensità molto minori. Diciamo che è più psicostimolante dei ceppi indica.
Se parliamo di tassonomia, senza entrare troppo nei particolari, possiamo dire che le principali differenze tra cannabis indica e sativa risiedono nella forma delle foglie, nelle dimensioni e nella struttura delle piante e nel tipo di infiorescenza che offrono. Ma non preoccuparti, rilassati con la migliore indica o attiva la mente con la migliore sativa, che stiamo per chiarire tutte le differenze così che potrai decidere da te se preferisci le indica o le sativa.
Origine delle varietà sativa e indica
La coltivazione della cannabis è molto antica, probabilmente iniziata nell’Asia orientale nel periodo neolitico (circa 10.000 a.C.). Per migliaia di anni la cannabis è stata usata per la robustezza e la qualità delle sue fibre, per scopi terapeutici, per sfruttarne gli effetti ricreativi o ancora in cerimonie mistiche o religiose. Originaria dell’Asia, la cannabis si è man mano estesa nel resto del mondo, introdotta in America dagli spagnoli con la colonizzazione, ed è poi arrivata a popolare tutte le regioni del mondo.
Con la sua espansione, la cannabis si è man mano adattata ai luoghi in cui cresceva. Inizialmente, le piante erano abituate ai climi di montagna e aridi come quelli dell’Asia centrale: Pakistan, Afganistan, Nepal ecc. per cui erano molto resistenti ai climi estremi. È per questo che la cannabis indica ha una struttura tozza e robusta, con foglie grandi per catturare la maggior quantità di energia necessaria a produrre la fotosintesi in tempi brevi.
Dopo l’adattamento a climi più tropicali, le piante di cannabis hanno sviluppato una maggior tolleranza all’umidità, con una struttura più aperta e ramificata, un fogliame ridotto e cime più distanti per sopravvivere a condizioni tropicali e umide.
Inoltre, poiché i tropici godono di un maggior numero di ore di luce tutto l’anno, le piante acquisivano una maggior portata, a causa anche del breve fotoperiodo in cui devono crescere e anche fiorire.
Analizziamo ora approfonditamente le caratteristiche e le differenze tra cannabis indica e sativa.
Caratteristiche della cannabis indica
Le varietà di cannabis indica, come la nostra celebre Cream Caramel® (SWS04), sono una sottospecie della cannabis e sono piante di medie dimensioni. Generalmente non superano i 2 metri di altezza. Hanno una struttura molto robusta, con ampi rami laterali che sostengono il grande peso delle cime. È facile vedere individui con la classica forma ad abete.
Poiché provengono da zone montuose e dai climi rigidi, sono più abituate al caldo intenso e anche a sopportare temperature inferiori rispetto alle sativa. Le foglie verde scuro tendono a essere molto grandi, con piccioli molto larghi e tendono ad assumere colori molto vistosi come viola, rosso o nero bluastro.
Hanno cime molto dense e dure e generano molta resina per proteggersi dagli agenti atmosferici quali la forte radiazione solare o il freddo. Sono propense a formare una cima centrale prominente, che si fa notare rispetto alle altre infiorescenze satellitari.
Nelle varietà indica il ciclo vegetativo è ben distinto da quello di fioritura. Per questo motivo, sono più sensibili alle variazioni nel fotoperiodo e, non appena notano una riduzione delle ore di luce, iniziano a fiorire, arrestando la crescita per concentrarsi sulla formazione delle infiorescenze.
La fioritura è molto più breve rispetto alle varietà di cannabis sativa, ed è possibile effettuare la raccolta dopo 45-60 giorni dal cambio di ciclo. Tuttavia, richiedono più tempo in fase vegetativa rispetto alle sativa.
Sono piante ideali per la coltivazione indoor e non accettano molto bene i climi umidi, poiché le cime fitte rischiano di essere attaccate dai funghi quali la Botrytis.
Gli aromi che troviamo nella famiglia di varietà indica tendono a essere composti da note dolci, fruttate e muschiate, molto speziate e terrose. Se analizziamo una cima di un ceppo indica, con ogni probabilità troveremo terpeni come il mircene, l’umulene e il cariofilene.
Hanno effetti sedanti, rilassanti e di tipo fisico. Tendono inoltre a causare un senso di essere “fatti” e con un sorriso costante, per cui sono le preferite di molti. Sono ideali per alleviare lo stress e sono usate a livello terapeutico per trattare diversi dolori.
Ecco un elenco con i migliori semi di marijuana indica.
Caratteristiche della cannabis sativa
La sottospecie cannabis sativa è una pianta di grande portata e altezza, con foglie sottili di color verde più chiaro. Può superare facilmente i 3 metri di altezza ed è logico che, dopo il suo adattamento al clima più tropicale, la sua crescita sia di tali dimensioni. È una pianta molto ramificata, di tipo arbustivo, con lunghi rami sottili e molti nodi e foglie. Non ha un fogliame molto folto.
Il tipo di cima che forma è poco denso, molto allungato e di grandi dimensioni. Non forma una coda centrale, ma distribuisce la produzione di fiori uniformemente su tutta la pianta. È così perché si è adattata a climi molto umidi, in cui la pianta deve far entrare e circolare l’aria per crescere senza il rischio di attacchi fungini. La produzione totale di fiori è più grande, ma di minor densità rispetto ai ceppi indica.
Originariamente, i ceppi sativa puri crescevano e fiorivano allo stesso tempo, adattati al fotoperiodo breve e uniforme del luogo di origine. Ai tropici quasi non esiste differenza oraria tutto l’anno, ecco perché hanno sviluppato la capacità di fiorire anche con poche ore di buio, senza smettere di crescere. È facile per queste varietà avere una fioritura di 3 mesi per cui, anche a causa della loro grande altezza, risultano poco indicate per coltivazioni indoor. Se, nonostante tutto, vuoi coltivarla al chiuso, ti consigliamo di far durare la fase vegetativa quasi niente.
Su Sweet Seeds® troverai un ampio catalogo di ceppi di carattere sativa che i breeder hanno adattato alla coltivazione indoor, ad esempio San Fernando Lemon Kush® (SWS72) e Jack 47® (SWS08), tra l’altro.
Para terminare di descrivere le caratteristiche della cannabis sativa, parleremo degli aromi e degli effetti. Per quanto riguarda il profilo aromatico, troviamo sfumature di incenso, agrumi, floreali, con note terrose e come di combustibile, tipo Diesel. Gli effetti richiamano la classica botta o il senso di essere high, con sensazioni psichedeliche ed energizzanti.
Sono particolarmente indicate per feste, ritrovi sociali, per sviluppare la creatività o aiutare in momenti di depressione. Succede spesso, poi, di provare una fame irrefrenabile quando l’effetto comincia a sfumare, per cui viene usata anche per stimolare l’appetito.
Quali sono le principali differenze tra la cannabis indica e sativa?
Il primo a definire e distinguere le varie sottospecie della cannabis è stato il naturalista francese Jean-Baptiste de Lamarck nel XVIII secolo. Oggi, dopo i pochi studi esistenti, esiste una certa controversia tra gli scienziati per il modo in cui le banche di semi catalogano le proprie varietà e le classificano come “indica” o “sativa”, come spiega in questo articolo il National Geographic.
Ad esempio, da questo studio effettuato dal neuroscienziato ed ex-direttore di Leafly, Nick Jikomes, che ha analizzato oltre 90.000 campioni di infiorescenze raccolte in diversi stati degli USA, è emerso che la descrizione del prodotto non corrispondeva alla composizione chimica. Un altro studio a cura di Sean Myles, professore associato di agricoltura nell’Università Dalhousie della Nuova Scozia (USA) afferma che quasi non esistono differenze chimiche tra le due, per cui non vi è consenso.
Per finire, per definire gli effetti che si sentono con la marijuana indica e la sativa, il cosiddetto entourage effect si basa sul profilo di terpeni di ogni pianta, piuttosto che sulla sua morfologia o composizione chimica, all’interno della quale si trovano oltre 500 sostanze, tra cui oltre 144 cannabinoidi diversi.
Ma, per i consumatori e le banche di semi, è molto più semplice continuare con la classificazione che si è fatta fino a oggi, in attesa di studi in grado di confermare una delle varie teorie attualmente in esame.
Continuiamo dunque a definire le principali differenze visibili tra cannabis indica e sativa:
Differenze tra cannabis indica e sativa: aspetto
Indica: foglie grandi e scure, con piccioli ampi. Piante più piccole, con grande cima centrale.
Sativa: foglie molto sottili, di colore chiaro. Piante arbustive di grandi dimensioni, con molteplici cime.
Differenze tra cannabis indica e sativa: fioritura
Indica: cime molto dure e dense, cariche di resina. Tempi di fioritura che oscillano tra 45 e 60 giorni.
Sativa: cime molto lunghe ma più arieggiate. Tempi di fioritura di 3 mesi o più.
Differenze tra cannabis indica e sativa: dimensioni
Indica: dimensioni medie, con portamento robusto.
Sativa: dimensioni molto grandi, con piante che possono superare facilmente i 3-4 metri all’esterno.
Differenze tra cannabis indica e sativa: effetti
Indica: effetto rilassante e sedante, più fisico
Sativa: effetto di euforia, creativo ed energizzante.
Confronto tra coltivazioni: indica vs. sativa
Qual è la migliore da coltivare, indica o sativa? La risposta è chiara: entrambe sono buone se ne conosci pregi e difetti. Come regola generale, un coltivatore inesperto si troverà meglio con le piante indica, poiché sono più semplici da gestire. Le sativa hanno un ciclo di vita più lungo, oltre a essere leggermente più sensibili al tipo di concime. Se a questo aggiungiamo la grande altezza che raggiungono (sono meno discrete all’aperto e poco maneggevoli al chiuso) la scelta è semplice.
Esiste anche la possibilità di coltivare ibridi, che coniugano il meglio di entrambe, oltre a essere la maggior parte delle varietà sul mercato, per la loro stabilità e per i buoni risultati, parlando in termini generali.
Differenze di utilizzo tra la cannabis indica e la sativa
Come abbiamo già detto, dovrai sapere chiaramente per cosa vuoi usarle. Se per andare a un concerto o creare opere d’arte, probabilmente ti consigliamo una buona sativa come Sweet Amnesia Haze® (SWS72). Se ciò che vuoi è rilassarti in un’atmosfera tranquilla, ti consigliamo di provare con una buona indica come la nostra Killer Kush F1 Fast Version® (SWS52).
Consigli per scegliere tra indica e sativa
Arrivati fin qui, siamo sicuri che avrai già chiarito le idee su quale tipo di pianta preferisci ma, come ultimo consiglio, sarebbe bene studiare gli aromi di ogni varietà. Forse vuoi una sativa ma non ti piace il gusto di incenso. A molti consumatori, ad esempio, piacciono molto gli aromi fruttati, agrumati e terrosi, indipendentemente dall’effetto.
In fondo, aroma e sapore sono direttamente correlati alle preferenze personali, e sperimentare con marijuana di qualità ti consente di scoprire nuove sensazioni e sfumature uniche, rendendo ogni consumo un’esperienza arricchente e personalizzata.
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